20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. Mt. 17, 20-21
Carissimi, mettiamo in campo la nostra fantasia e sostituiamo chi era presente nel cenacolo con il volto di ognuno di noi. Sì, perché così ha detto Lui. Io prego anche per coloro che nel 2018, nella chiesa di Passons, si riuniranno per celebrare questo memoriale del mio congedo dal mondo. Ci rendiamo conto di tutto questo o siamo qui per una passeggiata notturna, un avvenimento tradizionale, una nostalgia infantile?
Possiamo essere indifferenti, svogliati, distratti, col pensiero alle cose lasciate a casa o ad altri appuntamenti mancati? Gesù non solo ti ha presente davanti ai suoi occhi, ma ti porta nel cuore. E’ interessato a te, a noi! Prega perché diventiamo una comunità in cui ognuno si sforza di entrare in simpatia con gli altri per scandalizzare il mondo che viaggia su altri principi.
Simpatia è una parola che deriva dal greco e significa “patire con”. Nel nostro caso, interessarsi, entusiasmarsi, collaborare, aderire… con gli altri nel progetto di Gesù.
L’immagine del corpo e delle varie membra che lo compongono rende molto bene quest’idea.
La mano non può andare per conto suo, il braccio non può essere staccato dal tronco…
Scegliendo liberamente Gesù, non possiamo essere un corpo che non risponde all’unità, che non collabora tra le diverse membra per la salute, l’efficienza, l’armonia.
Gesù prega perché ciò avvenga in noi e tra di noi.
Che differenza con l’impostazione della nostra fede!
In questa notte santa, misteriosa, velata di tristezza per quello che sta per accadere, non possiamo, almeno per questa sera, continuare a scusarci e a scusare… “i tempi sono cambiati, la gente non è più quella, la società ci mette i bastoni tra le ruote, i nostri figli hanno mille problemi, i principi non tengono più, i valori sono pressoché sconosciuti, vale l’immediato, quello che si può consumare subito…”.
No, cari fratelli, piangiamo almeno per questa sera con Lui. Perché non siano lacrime di coccodrillo, promettiamo seriamente che non ce ne andremo dalla chiesa prima di aver deciso di invertire la rotta. La strada sarà lunga, faticosa, contornata di sconfitte, di scoraggiamenti, ma faremo come ha fatto Lui, ad ogni caduta cercheremo – forse anche con l’aiuto di qualche buon Cireneo – di risollevarci ogni volta, fino ad arrivare alla meta che lui ha stabilito per ognuno di noi.
Ricordiamo Pietro, anche lui ha promesso, ma sono bastate alcune ore per rinnegare tutto!
Qui entra in campo la riflessione su un secondo argomento fondamentale: 26Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, lo diede ai discepoli e disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati». Mt. 26.
Quando Gesù prega perché anche noi siamo in un rapporto tra di noi come il suo con il Padre, ci offre gli strumenti per tentare quest’ardua impresa: “Prendete e mangiate, prendete e bevete”.
Purtroppo il diavolo – quant’è furbo questo diavolo e quanto opera facilmente tuttora in mezzo a noi – ha fatto sì che il discorso si spostasse a livello teologico. E’ divenuto il pane della manna, il pane dell’unità, il pane degli angeli, il pane della perfezione, il pane da non toccare, il pane da adorare…
In questo modo, solvo casi esemplari, edificanti, incoraggianti… molti di noi cristiani siamo diventati anemici, rachitici, incapaci di testimonianze coraggiose, decise, che suscitano stupore ed ammirazione.
Riscopriamo la bellezza, l’onore, la fortuna, il privilegio di essere chiamati a far parte della squadra di Gesù, non intralciamoci tra di noi, ma sorretti dallo Spirito, rinfrancati dal pane mangiato, diventiamo quel manipolo di cui Gesù ha bisogno nel mondo, ma nello specifico, per la nostra comunità di Passons.
Persone che s’impegnano, patiscono, lottano per i propri ideali ne scopriamo sia nel mondo sia nel nostro paese. Possibile che in noi cristiani non ci sia un sussulto d’orgoglio per gareggiare in una testimonianza, un annuncio, una proposta di vita?
Grazie, Signore, che anche in questa notte misteriosa, ci dai una scossa. Sentiremo domani: “ Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli». Lc. 23.
Incoraggiati e rinfrancati ci prepareremo, nella Pentecoste, a ricevere lo Spirito che farà di noi quello che, come ogni buon padre sogna per il figlio, Tu t’aspetti di ciascuno e di tutti insieme. fino In questo modo, alla fine ci dirai, ne siamo certi:
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”. Mt. 25
GRAZIE, SIGNORE!
Don Renato
Messa della Cena del Signore - 2018
Stimatissimi collaboratori parrocchiali, vi giunga il più cordiale e sentito augurio di Buona Pasqua.
Pasqua, voi tutti lo sapete, significa passaggio. Il passaggio può essere facile, stretto, difficoltoso, pericoloso… comunque, lo si fa perché si desidera andare oltre. Questo vi auguro: andare oltre, verso il meglio, il più, l’ardito. Ognuno di noi ha un percorso particolare e quindi, chi meglio di noi sa qual è la sua soglia da varcare, l’incertezza da superare, la pigrizia da vincere, la presunzione da ammansire…
In tutti questi anni, nella nostra formazione, aggiornamento, approfondimento spirituale abbiamo cercato con insistenza, di comprendere che Gesù di Nazareth è una persona seria, matura, intelligente, comprensiva ed esigente. Un Dio non si fa uomo per fare una passeggiata! Se si scomoda è perché ci vuol bene ed ha qualcosa da dirci d’interessante e per il nostro meglio.
Quest’aspetto porta con sé due conseguenze. La prima ci libera da tutte quelle cianfrusaglie di orpelli, regolette, tradizioni, fioretti, peccatucci che spesso concentrano tutta la nostra attenzione. Lui certamente non si perde in queste pastoie che non aiutano né noi né danno soddisfazione a Lui come nostro Padre e Fratello. La seconda, molto più impegnativa, esige da noi un comportamento da persone mature, coscienti, responsabili, preparate a testimoniare, in un mondo sempre più distratto, un modo di vivere dignitoso, sereno, grato entusiasta. In questo senso, come difficilmente s’ingannano la moglie o il marito o i figli - salvo che non si viva in perenne innamoramento, infatuazione, poesia -, poiché al volo sono in grado di riconoscere la verità dei sentimenti, la finzione, la superficialità, la routine… così davanti a Dio non si può bleffare, Lui che sa, ancor prima che apriamo la bocca, quel che vogliamo dire!
Aiutiamoci a non giocare a nascondino con Lui. Se ci propone qualcosa, possiamo immaginare che si diverta a caricarci d’impegni? Se ci comanda di mettere sempre Lui al primo posto, possiamo pensare che sia un egoista, un narcisista?
Stimati collaboratori, è la “fiducia in Lui” la chiave della soluzione. E’ poca, passeggerà, altalenante, interessata, grande, incondizionata, incrollabile, ben fondata? Dalla risposta, comprenderemo meglio il perché del nostro comportamento di vita.
Il trovarci insieme, mercoledì santo, per celebrare il sacramento della riconciliazione, sarà una dimostrazione concreta che riconosciamo di aver trattenuto per noi, la nostra persona, le nostre cose quel tempo che, se dedicato a Lui, lo ritroveremmo moltiplicato, centuplicato.
Comprendere questo è una grazia, una fortuna come innamorarsi, amare una persona umana. Diversamente lo sentiremo come un obbligo, qualcosa da eludere, accampando mille scuse, paragoni, confronti i più impensati, nel tentativo di giustificarci, illuderci, assolverci.
Fidatevi, fidiamoci, e buon “passaggio”!
Il più bel grazie per la vostra, la nostra collaborazione è quello di sapere che stiamo lavorando per Lui e, se per Lui, è certamente anche per ognuno di noi.
Sentiamoci missionari nel far vivere insieme, familiari ed amici, una vera settimana santa!
Don Renato
FASCISTI e ANTIFASCISTI O VIOLENTI e NON VIOLENTI?
Come il succedersi delle stagioni, così di tanto in tanto, prendendo spunto da fatti che realmente accadono, si accende la polemica tra fascisti ed antifascisti schierandosi pro o contro secondo i propri sentimenti e la personale formazione. Se abbandonassimo queste due etichette ed assumessimo una terminologia più vera, utile ed attuale, forse faremmo un servizio maggiore alla società e a noi stessi, sentendoci coinvolti un po’ tutti.
Violenti e pacifici, antidemocratici e democratici, superbi prepotenti, sprezzanti, rozzi o dialoganti, sensibili, riflessivi, accomodanti, queste sono le due alternative. Diversamente innalzeremo soltanto delle barricate, addossando agli altri le colpe di un agire che certamente non fa onore all’uomo.
Uno che picchia, che sfascia, che distrugge con gesti o parole sia per le strade, sulle piazze, o in casa, in famiglia è semplicemente un “violento”, non è né di destra né di sinistra né di centro. E’, ahimè, uno che usa e usa male, soltanto alcune facoltà che l’essere umano possiede e non certo le più nobili ed elevate. La violenza non è nata nel secolo passato, purtroppo accompagna l’uomo da tempi immemorabili! Sarebbe meglio unirci per far emergere le potenzialità positive, eccelse che tutti gli uomini possiedono, ma che in alcuni forse sono soffocate da esperienze negative, impreparazione, traumi subiti, o amore al disimpegno, alle cose facili, alle mete comunque e a qualsiasi costo da raggiungere. Un tempo, Uno, con pochi seguaci, ci ha provato, ma il suo lavoro, per il momento, ha dato scarsi risultati. Se ci unissimo a Lui, accantonando tanti proclami altisonanti, condanne e dubbie prese di distanza, quel sole di speranza, spuntato all’orizzonte tanto tempo fa, potrebbe guadagnare qualche grado verso lo zenit!
Renato Zuliani
PER VOI DEL CONSIGLIO PASTORALE
Stimati Consiglieri, la mia partenza verso le alte sfere è stata rimandata, siano rese grazie a Dio! Vi giunga l’augurio più sentito e sincero per un periodo quaresimale dove ognuno si sforza di dedicare più spazio a Dio e tempo per la comunità. Noi dovremmo essere più degli altri “luce e sale” visto il ruolo che ricopriamo. Sentitelo non come un peso, ma come un’occasione per mettere a disposizione le vostre capacità personali. Siate orgogliosi, non lasciatevi trascinare! Possa la Comunità avvertire la vostra presenza e la visibilità soprattutto in questo tempo, nelle celebrazioni e nelle varie iniziative in preparazione alla Pasqua. In questo servizio non ci sono ruoli primari e secondari, ma tutti siamo primi attori. Se per i fedeli è puntiglio la puntualità, per voi sia il quarto d’ora, l’orgoglio dell’esserci! Siate fiduciosi nell’aiuto del Signore e non lasciatevi sopraffare soltanto dagli impegni umani. Dedicare, sottrarre tempo a se stessi per dedicarlo a Dio ed agli altri non è mai perso. Ciò lo si capirà quando il tempo non ci sarà più. Siate missionari con tatto e prudenza, anche nella vostra famiglia e tra gli amici.
Vi ricordo gli impegni della comunità.
Volete essere perfetti? Lunedì, 20.30, vangelo.
Il Signore vi benedica e ci benedica.
Don Renato
PER VOI CATECHISTI
Stimati Catechisti, vi giunga il mio più cordiale saluto. Sembra che la mia partenza verso le alte sfere sia rinviata! Vi auguro un periodo quaresimale intenso nello spirito. Sappiate che tutto quello che sottraete a voi, per Dio e per gli altri, non è mai perso. Ripensate al vostro ruolo nella comunità. E’ una grazia che Dio vi offre. Migliorate il vostro atteggiamento nei confronti di Dio e degli altri, in primo luogo verso i familiari. La perfezione è un traguardo lontano per tutti. Pregate per i vostri bambini ed i loro genitori. Affidateli allo Spirito, il resto lo farà Lui.
Durante il periodo che dedicate a questo servizio, sentitevi parte importante della comunità, portatene il peso, ma anche la gioia che proviene dal profondo, sapendo che in questo modo collaborate con il Signore. Siate catechisti, con tatto e prudenza, anche per la vostra famiglia ed i vostri amici. Il Signore si faccia sentire, incontrare e sarà tutto più facile.
Ricordo gli impegni della Comunità.
Buona quaresima.
Don Renato
PER VOI ANIMATORI
Stimati Animatori, vi auguro ogni bene e serenità. Vi invito ad approfittare di questo tempo prezioso che è la quaresima, per riflettere sulla vostra condotta di vita, in un’età di formazione molto importante. State ponendo le basi ed attrezzandovi per l’avvenire. Siate saggi come dice il Signore: 24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Mt. 7
Ognuno di voi, in base all’età e all’esperienza, sia o divenga saggio, anche se questo costa fatica ed impegno. Dedicate ogni giorno un po’ di tempo alla preghiera, frequentate le celebrazioni anche quando la negligenza, la pigrizia vi consiglierebbero il contrario. Ricordatevi che tutto ciò che riuscirete a fare è un patrimonio vostro non un piacere a Dio o al parroco o ai genitori.
Sappiate che il demonio è intelligente e furbo! Tutto quello che non fate per le motivazioni sopra dette, è una vittoria per lui ed una sconfitta per voi.
Intelligenti, pauca! Buona quaresima.
A proposito, una “visitatina” al parroco, di tanto in tanto, non sarebbe un’occasione da buttare.
Ricordo gli impegni di tutta la comunità.
Spero che pensando a voi singolarmente, possa dire di ciascuno: “Veramente vale! E’ persona di cui ci si può fidare!”
Don Renato
BUONA ED IMPEGNATA QUARESIMA PER TUTTI
Di chi è la vita?
Di tanto in tanto, in base a situazioni delicate o imprevedibili che si presentano alla cronaca, si legge sui giornali o si sente pronunciare questo slogan: “La vita è mia e la gestisco come voglio io!”
Bella affermazione, accattivante che riscuote il plauso di tanti, soprattutto di chi si professa moderno, laico, libero da schemi, convinzioni religiose o sociali. E’ proprio vero che la vita è esclusivamente mia e nessuno deve intromettersi in essa o nelle scelte personali? A ben pensarci il problema è più complesso di quanto sembri. Prima di tutto la vita è un dono. Sono venuto al mondo senza il mio consenso. Nessuno compra la propria esistenza anzi fino ad un certo tempo essa dipende esclusivamente da altri, come pure se accidentalmente per un breve o lungo periodo, si è impediti nello svolgere le funzioni più elementari quali il mangiare, muoversi, badare a se stessi. C’è però un problema molto più profondo che ci deve far riflettere, esso consiste nelle relazioni umane, affettive, intellettuali, sociali che ci legano gli uni agli altri. La persona si muove e si realizza in un contesto di do e ricevo, aiuto e sono aiutato, dono felicità e ricevo felicità come pure al contrario, diviene soggetto ed oggetto di contrasto, sofferenza, inciampo. Qualsiasi decisione, salvo che non si viva in una foresta, isolati dal mondo, - anche in questo caso s’interagisce con l’ambiente, - coinvolge altre persone, altre sensibilità di cui bisogna tener conto e che non si possono ignorare. Quanti sorrisi o quante lacrime nell’arrivare o nell’andarsene si suscitano negli altri o gli altri provocano in noi? Il discorso potrebbe svilupparsi ancora a lungo, ma penso sia sufficiente per avviare una riflessione personale più puntuale e approfondita. Il problema diventa serio, difficile, apparentemente senza via d’uscita, quando si prendono in considerazione le situazioni più estreme che la vita ci pone davanti. Prepotente, imperante allora si affaccia la tentazione di scappare, di sopprimere il problema! Scappare però non è una soluzione è semplicemente offrire la vittoria all’avversario. Qui si gioca la grandezza dell’uomo, della sua intelligenza, razionalità, affettività. Studiare, cercare, inventare perché la vita possa essere vissuta dignitosamente da tutti, ben sapendo che molte cause della sofferenza, delle malattie, delle paure, delle ingiustizie sono provocate dal nostro stile di vita, dal nostro egoismo, dall’uso dissennato della natura. Sarà compito proprio dell’uomo in grado di comprendere tutto ciò, ma apparentemente senza la forza sufficiente per reagire, di invertire la rotta, di intraprendere strade coraggiose, difficili, impopolari. Divellere paletti, lampeggianti, segnali di pericolo non sono facilitare, rendere più sicura, agevole, spensierata, inebriante la corsa dell’automobilista, ma probabilmente facilitarne l’incidente, l’uscita di strada, la catastrofe. Arrendersi alla difficoltà, alla sfida di fronte a tutto ciò che è ancora incompreso, sconosciuto, nemico dell’uomo non è da persone che collaborano al completamento del creato né sulla scia di coloro che per secoli hanno saputo superare difficoltà indicibili a favore e con beneficio di tutta l’umanità.
Sia l’orgoglio di questa nostra generazione passare alla storia come coloro che hanno rifiutato di scegliere le soluzioni più facili, meno impegnative, in discesa. “Finalmente siamo diventati una nazione civile, alla pari con le più evolute, col resto dell’Europa!” Civile ed evoluta in che? Ritornello ripetuto a ogni piè sospinto, tutte le volte che si oltrepassa un limite, si supera una riga, si brucia uno stop, posti dall’uomo a difesa - per paura o ignoranza o lungimiranza o saggezza? - di ciò che potrebbe rivelarsi, a lungo andare, negativo o nefasto per l’umanità. Sapendo che ogni discesa, prima o poi, raggiungerà il suo limite e che da esso sarà gioco forza riprendere la risalita, per non lasciare questa fatica esclusivamente a chi verrà, se iniziassimo già da ora la frenata e, invertendo la direzione di marcia, intraprendessimo la risalita, oltre che rendere più agevole e meno gravoso il cammino per i posteri, sarebbe pure un segno certo e sicuro per poterci definire una nazione civile ed evoluta!
Renato Zuliani – Passons