Di chi è la vita?
Di tanto in tanto, in base a situazioni delicate o imprevedibili che si presentano alla cronaca, si legge sui giornali o si sente pronunciare questo slogan: “La vita è mia e la gestisco come voglio io!”
Bella affermazione, accattivante che riscuote il plauso di tanti, soprattutto di chi si professa moderno, laico, libero da schemi, convinzioni religiose o sociali. E’ proprio vero che la vita è esclusivamente mia e nessuno deve intromettersi in essa o nelle scelte personali? A ben pensarci il problema è più complesso di quanto sembri. Prima di tutto la vita è un dono. Sono venuto al mondo senza il mio consenso. Nessuno compra la propria esistenza anzi fino ad un certo tempo essa dipende esclusivamente da altri, come pure se accidentalmente per un breve o lungo periodo, si è impediti nello svolgere le funzioni più elementari quali il mangiare, muoversi, badare a se stessi. C’è però un problema molto più profondo che ci deve far riflettere, esso consiste nelle relazioni umane, affettive, intellettuali, sociali che ci legano gli uni agli altri. La persona si muove e si realizza in un contesto di do e ricevo, aiuto e sono aiutato, dono felicità e ricevo felicità come pure al contrario, diviene soggetto ed oggetto di contrasto, sofferenza, inciampo. Qualsiasi decisione, salvo che non si viva in una foresta, isolati dal mondo, - anche in questo caso s’interagisce con l’ambiente, - coinvolge altre persone, altre sensibilità di cui bisogna tener conto e che non si possono ignorare. Quanti sorrisi o quante lacrime nell’arrivare o nell’andarsene si suscitano negli altri o gli altri provocano in noi? Il discorso potrebbe svilupparsi ancora a lungo, ma penso sia sufficiente per avviare una riflessione personale più puntuale e approfondita. Il problema diventa serio, difficile, apparentemente senza via d’uscita, quando si prendono in considerazione le situazioni più estreme che la vita ci pone davanti. Prepotente, imperante allora si affaccia la tentazione di scappare, di sopprimere il problema! Scappare però non è una soluzione è semplicemente offrire la vittoria all’avversario. Qui si gioca la grandezza dell’uomo, della sua intelligenza, razionalità, affettività. Studiare, cercare, inventare perché la vita possa essere vissuta dignitosamente da tutti, ben sapendo che molte cause della sofferenza, delle malattie, delle paure, delle ingiustizie sono provocate dal nostro stile di vita, dal nostro egoismo, dall’uso dissennato della natura. Sarà compito proprio dell’uomo in grado di comprendere tutto ciò, ma apparentemente senza la forza sufficiente per reagire, di invertire la rotta, di intraprendere strade coraggiose, difficili, impopolari. Divellere paletti, lampeggianti, segnali di pericolo non sono facilitare, rendere più sicura, agevole, spensierata, inebriante la corsa dell’automobilista, ma probabilmente facilitarne l’incidente, l’uscita di strada, la catastrofe. Arrendersi alla difficoltà, alla sfida di fronte a tutto ciò che è ancora incompreso, sconosciuto, nemico dell’uomo non è da persone che collaborano al completamento del creato né sulla scia di coloro che per secoli hanno saputo superare difficoltà indicibili a favore e con beneficio di tutta l’umanità.
Sia l’orgoglio di questa nostra generazione passare alla storia come coloro che hanno rifiutato di scegliere le soluzioni più facili, meno impegnative, in discesa. “Finalmente siamo diventati una nazione civile, alla pari con le più evolute, col resto dell’Europa!” Civile ed evoluta in che? Ritornello ripetuto a ogni piè sospinto, tutte le volte che si oltrepassa un limite, si supera una riga, si brucia uno stop, posti dall’uomo a difesa - per paura o ignoranza o lungimiranza o saggezza? - di ciò che potrebbe rivelarsi, a lungo andare, negativo o nefasto per l’umanità. Sapendo che ogni discesa, prima o poi, raggiungerà il suo limite e che da esso sarà gioco forza riprendere la risalita, per non lasciare questa fatica esclusivamente a chi verrà, se iniziassimo già da ora la frenata e, invertendo la direzione di marcia, intraprendessimo la risalita, oltre che rendere più agevole e meno gravoso il cammino per i posteri, sarebbe pure un segno certo e sicuro per poterci definire una nazione civile ed evoluta!
Renato Zuliani – Passons
Alcuni verbi per chi vuol vivere bene il 2018 o, meglio ancora, per chi s’incammina sulla via della saggezza:
venire - cercare - vedere - contemplare
stare
Sarà per tutti più facile dire: credo
Sarà più complicato dire: non credo
Sarà come avere un sassolino nella scarpa dire: sono agnostico
Questi verbi coniugati in tutti i modi e in tutti i tempi, pur sperduto nell’infinito, non ti lasceranno
smarrito, attonito, ansioso… Lo incontrerai, perché sarà Lui a cercarti!
Un esempio lo troviamo nei Magi – venuti a cercare, vedere, trovare, contemplare – se fossero
rimasti in Oriente, non avrebbero mai incontrato Colui che si è fatto uno di noi proprio per darci
una mano, una pacca sulla spalla e incoraggiarci a camminare con lena verso quell’infinito,
impossibile per il momento da descrivere, ma che ci riserverà certamente sorprese inenarrabili.
Buon Anno!
A proposito un saluto ed un augurio a tutti quelli che visitano questo sito e, se possibile, è
gradito ricevere un riscontro, un cenno, un commento, una critica, una lode! su: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo..
BUON 2018
Salmo 126
1 Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode.
2 Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno…
Saggezza d’altri tempi o valida tuttora? Domanda interessante da farsi all’inizio di un Nuovo Anno. Il 2018 lo poniamo soltanto nelle mani degli uomini, di noi stessi o lo costruiamo anche fidandoci delle indicazioni di Chi non ha secondi fini, interessi immediati, mire personali, strumentalizzazioni da operare, gloria e potere da raggiungere, ma soltanto a cuore la serenità e la gioia di una vita umana dignitosa e meritevole di essere vissuta, e che spassionatamente ama gli uomini sia come singoli sia come comunità?
La risposta e l’impegno sono sempre personali: è un rischio che forse vale la pena affrontare. L’augurio, da parte mia, è che sappiamo scegliere la strada giusta. Allora certamente sarà comunque, un Buon 2018!
don Renato
LITURGIA DEL 31 DICEMBRE
Grazie, Signore!
Ti ringrazio o mio Signore
per le cose che sono nel mondo
per la vita che tu ci hai donato
per l'amore che tu nutri per me.
Alleluia o mio Signore
Alleluia o Dio del cielo
Alleluia o mio Signore
Alleluia o Dio del ciel.
Quando il cielo si tinge d'azzurro
io ti penso e tu sei con me.
Non lasciarmi cadere nel buio
nelle tenebre che la vita ci dà.
Alleluia o mio Signore...
Come il pane cha abbiamo spezzato
era sparso in grani sui colli,
così unisci noi, sparsi nel mondo,
in un Corpo che sia solo per te.
Alleluia o mio Signore...
PREGHIERA PENITENZIALE
Sono trascorsi 365 giorni, o Signore, nei quali mi hai circondato del tuo affetto, dei tuoi consigli, delle tue ispirazioni.
Hai messo a mia disposizione la tua Parola, i tuoi sacramenti, le persone care, gli amici e tanti altri…
Ora - pensandoci bene - ti domando perdono per le tante occasioni sprecate, per non essermi accorto delle continue sollecitazioni
a fare meglio, di più. Mi sono lasciato prendere dalle cose materiali, dagli impegni quotidiani, da ciò che mi sembrava più
importante.
Ma chi è più importante di Te, che mi assisti con la tua provvidenza?
Perdonami, per il poco dialogo nella preghiera…
Perdonami, per non aver trovato il tempo per leggere il vangelo…
Perdonami, per tutte le volte che, sia Tu che i miei fratelli, mi avete aspettato invano la domenica...
Perdonami, perché lungo la strada, ho perso qualche talento, mentre altri non ho saputo sfruttarli al meglio…
Perdonami, per essere una persona incostante che passa dalla strada, al terreno roccioso, spinoso e non sa trattenersi su quello
fertile…
Perdonami, perché alle volte non ho saputo dominare il mio carattere, i miei istinti, la mia volgarità, il prurito del pettegolezzo…
Perdonami, perché ho timore di essere troppo generoso, disponibile, altruista, …
Perdonami, perché l’amore ai miei cari si esaurisce, quasi sempre, in realtà materiali, preoccupato della salute, del benessere fisico…
Perdonami, per non aver saputo con l’esempio, con il ragionamento, le proposte indicare Te, le realtà spirituali, il cielo…
Perdonami per il rispetto umano che mi impedisce di dare il meglio…
Perdonami, perché non sento la mia comunità come una famiglia…
Perdonami, perché la uso quando mi interessa e la trascuro quando avrebbe più bisogno di me, del mio aiuto, del mio sostegno…
Perdonami, perché pensando solo a me, ai miei cari, agli amici, non ti domando perdono per i tanti fratelli del mondo che sono
cattivi, violenti, portatori di paura, di sofferenza, di morte…
Perdonami, perché io non so sempre perdonare, dimenticare…
Perdonaci, Signore! Ricoprici della tua misericordia!
PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO
Grazie, Signore.
Tanti sono stati i tuoi benefici, che non so neppure da dove incomin-ciare!
Grazie, Signore, per la famiglia, per i miei cari, per le persone che mi vogliono bene…
Grazie, Signore, per il Paese in cui vivo che mi offre la possibilità di condurre una vita dignitosa…
Grazie, Signore, per le tante realtà positive che la società - rispetto a tante altre - mette a mia disposizione: una casa, il cibo,
le medicine, lo svago…
Grazie, Signore, per la presenza della chiesa, del campanile, della parrocchia che mi ricordano il mio vero destino, il porto sicuro,
la meta finale e che mi danno la possibilità di essere aiutato e di aiutare…
Grazie, Signore, per i talenti, le capacità personali, l’intelligenza, la volontà…
Grazie, Signore, perché attraverso la tua Parola, i sacramenti, i sacerdoti, le persone di fede, i fatti della vita, mi aiuti a maturare,
a crescere moralmente, in dignità, in consapevolezza di cosa significhi essere un vero uomo, essere un vero cristiano…
Grazie, Signore, del bene che riesco a fare, del buon esempio che, alle volte, è di aiuto anche agli altri, ai più deboli,
ai meno fortunati…
Grazie, Signore, per le avversità, le sberle della vita, le lacrime versate esse mi aiutano, sono una palestra per saggiare
la mia profondità interiore, per verificare se ho costruito sulla roccia…
Grazie, Signore, perché mi metti in guardia dal seguire l’andazzo, la moda, le idee più o meno balzane che la società mi propone…
Grazie, Signore, perché mi dai la possibilità di esercitare la vera libertà, di vivere momenti di pace interiore, serenità profonda,
speranza…
Grazie, Signore, perché mi aiuti e mi solleciti a pensare, ragionare, riflettere, ascoltare per decidere consapevolmente…
Grazie, Signore, perché hai con Te le persone che ci hanno preceduti e grazie perché hai preparato un posto, quando sarà ora,
anche per me…
Grazie, Signore, per il momento storico e per la Comunità in cui vivo…
Grazie, Signore, per tutto e per tutti e per chi non Ti ringrazia!
Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur.
Tibi omnes ángeli, * tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim * incessábili voce proclamant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus * Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae.
Te gloriósus * Apostolórum chorus,
te prophetárum * laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus * laudat exércitus.
Te per orbem terrárum *sancta confitétur Ecclésia,
Patrem * imménsæ maiestátis;
venerándum tuum verum * et únicum Fílium;
Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.
Tu rex glóriæ, * Christe.
Tu Patris * sempitérnus es Filius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *
non horruísti Virginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo, *
aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.
Iudex créderis * esse ventúrus.
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *
quos pretióso sánguine redemísti.
ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.
Per síngulos dies * benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *
et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto * sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: * non confúndar in ætérnum
Un articolo, pubblicato sul giornale locale, dal titolo “sacerdoti di strada” mi suggerisce questa riflessione che offro ai lettori.
Premesso che ognuno è libero di annunciare e testimoniare il messaggio evangelico secondo le doti e le capacità personali, tuttavia è pericoloso addossare etichette alle persone e/o ai gruppi. “Sacerdoti di strada o di frontiera!” Chi sono? La risposta non è né facile né univoca. Sono i sacerdoti che cavalcano l’onda dei mas midia, che partecipano ai talk show, che scrivono libri, articoli, che visitano Paesi poveri del Terzo Mondo, che solidarizzano nelle manifestazioni… pur sempre animati dalla difesa dei deboli, degli oppressi, di chi non ha voce? Sono i sacerdoti che, con la loro presenza, coraggiosamente difendono e tengono acceso il lumino della speranza nelle piccole comunità di montagna della Carnia, del Canal del Ferro, delle Valli del Natisone, abbandonate dai più perché sono andati a cercare fortuna altrove? Sono coloro che celebrano in chiese fredde non riscaldate a causa della mancanza di denaro o che sono attorniati da uno sparuto manipolo di persone, con uno o forse nessun bambino, giovane? Sono quelli che, pur vivendo in paesi popolosi, sono snobbati, usati soltanto per le personali tradizioni, le ataviche circostanze? Sono coloro che continuano a dire “buon giorno” a chi passa sotto il loro naso senza un minimo cenno, uno sguardo, un saluto? Sono coloro che si sforzano di spiegare che la religione non può essere un paravento, una scusante, un alibi, una camomilla per acquietare la coscienza? Sono coloro che anziani, stanchi, consci di essere controcorrente continuano a zappare in un campo che sembra essere ostile, arido, ingrato, fidandosi in Qualcuno? Sono coloro che seminano speranza, fiducia, solidarietà anche se il vento pare disperdere ogni seme? Sacerdoti di strada o di salotto, sarà importante sentirli uniti dallo stesso ideale, operai con diverse mansioni, carismi, competenze, ma certamente non di serie “A” o “B” come certe etichette vorrebbero far apparire alcuni a scapito di altri!
Saggio potrebbe essere dare idealmente una stretta di mano riconoscente a tutti, dai monti, alle colline, alla pianura, al litorale con l’augurio di buon Natale.
Renato Zuliani - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
20 dicembre 2017
Il modo migliore per prepararci al Natale
è riflettere un po' sull'impostazione della nostra fede
Voce di uno che grida nel deserto
Per gridare bisogna aver qualcosa da dire!
Puoi dire di conoscere – pochissimo, poco, abbastanza, bene – il messaggio di Gesù?
Non rispondere “abbastanza”, se prima non hai risposto a te stesso, quello che sai.
Pensi che il messaggio di Gesù si riduca a dei fatterelli, miracoli, guarigioni…
Quanti “detti”, principi, ragionamenti, proposte, inviti… di Gesù conosci?
Te la senti di sostenere con un ateo, un miscredente le ragioni positive della tua fede?
Se no, significa che sei un superficiale, un tradizionalista, che fai e dici perché si è sempre detto così!
Cristiani poco motivati, oggigiorno, sono un danno per il messaggio evangelico perché lo annacquano, non lo rendono interessante. Un siffatto modo non entusiasma neppure chi ci vive accanto, in famiglia, tra gli amici, le persone care.
Quanto guardi, critichi, ti lasci influenzare dagli altri per giustificare te stesso?
Se usiamo lo stesso metodo con cui da bambini formavamo le squadre di calcio o di altri giochi, Gesù ti sceglierebbe tra i primi, a metà squadra, verso la fine o per ultimo, commosso per non escluderti del tutto?
Quanto son convinto che la preghiera, l’eucarestia, la riconciliazione, i sacramenti in genere, sono l’allenamento, i ricostituenti, le vitamine per essere pronti, efficienti nell’affrontare le difficoltà, le contraddizioni, la pesantezza della vita?
Come posso gridare nel deserto - come purtroppo, sembra la nostra società dal punto di vista morale, spirituale - se sono io per primo stanco, sfinito, assetato, disilluso, scettico?
Ho il coraggio, la forza, l’entusiasmo di parlare di Dio, delle cose spirituali, del senso della vita, del male come pure della grazia, della speranza, della collaborazione… prima di tutto in famiglia, tra marito e moglie, genitori e figli, nonni e nipoti? Poi tra amici, compagni di lavoro, di svago? O tutto questo resta un tabù, una zona d’ombra, una privaci che m’imbarazza? Quando ho parlato l’ultima volta di queste cose?
Guardiamo negli occhi Gesù: che desidera? Uno stuolo di persone prostrate con la faccia a terra che non osano alzare lo sguardo al suo passaggio – come vediamo in certi film – o un manipolo di atleti scalpitanti desiderosi di battersi con l’avversario incarnato dal male, dalla violenza, dal menefreghismo, dalle ingiustizie, che sembra dilagare indisturbato?
Vogliamo sì o no, accogliere questo Dio che ci viene incontro nel natale per darci una mano, mettendosi alla testa e sperimentando prima su se stesso che cosa significhi la sconfitta, l’ingratitudine, il rifiuto, ma contemporaneamente aprendoci delle strade che chi non ama e non si lascia coinvolgere, neppure immagina ci possano esistere?