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1915-2015: per ricordare e non dimenticare

Stimatissimo Presidente, mentre Lei, giustamente e doverosamente si trovava sulle nostre montagne per onorare i caduti nella guerra del ’15-’18, “per ricordare e non dimenticare” – è così che si dice! - e ci invitava a riflettere sul metodo sbagliato di risolvere i problemi tra popoli e nazioni, auspicando al presente e in avvenire, maggior saggezza, responsabilità, solidarietà e fratellanza, celebrando  un’impeccabile liturgia laica, alla presenza, ben in evidenza, dei vari ministri e ministranti, nella sua città, si ripeteva, per l’ennesima volta, una guerra, certamente più evoluta, meno costosa e più, dai mas media, reclamizzata. Si sa, in cento anni, il tempo insegna ben qualcosa.

 

Perché affaticarsi su e giù per le montagne, al freddo, al gelo, patendo la fame, col pericolo di scivolare giù nei crepacci? Molto più comoda la pianura, magari dopo aver mangiato un panino e bevuto un paio di birre, con armi più leggere e meno costose ed ingombranti, per seminare distruzione, panico, lasciando sul campo sangue, feriti e, alle volte, pure qualche morto, mentre la gente terrorizzata si tappa in casa sprangando porte e finestre.

Pur variando le motivazioni - una dimostrazione, uno sfogo di “rabbia” per un diritto calpestato,  una partita persa, l’euforia di una vittoria - il copione è sempre lo stesso. Domenica si stava soltanto sciamando dallo stadio verso casa, dopo una partita tra squadre della stessa città, forse tra abitanti della stessa via o del medesimo palazzo, eppure dal dispiegamento di forze dell’ordine, polizia, carabinieri, agenti anti sommossa, camionette, blindati, manganelli, lacrimogeni tutto faceva prevedere quello che poi in parte è accaduto, lasciando sul campo un senso di profonda tristezza e senso d’impotenza. Dobbiamo continuare a rassegnarci perché tutto questo è inevitabile? Dobbiamo reagire? Diventare a nostra volta violenti? A proposito, in questi giorni ero in una trattoria della sua città ed il telegiornale riportava le immagini eloquenti di quanto accaduto. Se avesse sentito i commenti “garbati” dei presenti, gente allo stremo della sopportazione!

C’è qualcuno che potrebbe darci una dritta perché, insieme, risoluti e solidali incamminarci verso un’ “aura più serena”? Quel “Qualcuno” io ce l’avrei, ma poiché è di parte, probabilmente sarebbe scartato.

Renato Zuliani

 

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