Rivolto a tutti i Collaboratori
… e a quelli che desiderano diventarlo
… e a quelli cui non dispiace stare comodamente a guardare!
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Per un arricchimento spirituale,
con riconoscenza e simpatia da parte del parroco.
Stimatissimi, sta per concludersi un altro anno liturgico che il Signore ci ha donato. Quante cose sono successe in questi 12 mesi. Se ci mettessimo a scriverle ne uscirebbe un libro. Avvenimenti belli – mi auguro ce ne siano stati tanti – meno belli, apprensioni, paure, gioie e speranze. Proviamo a ripercorrerli, troviamo il tempo per riflettere, per raddrizzare il tiro, per evitare, per potenziare. Una cosa è sicura: Dio ci è stato vicino, del resto come sempre. Ringraziamolo!
Diversamente, il tempo ci sfuggirà portando con sé soltanto affanni e gioie che si dissolveranno col morire del corpo. Noi cristiani non possiamo valutare il tempo, l’esistenza come chi pensa o crede, che lo sguardo vada indirizzato soltanto verso la terra o il cielo in senso planetario, noi sappiamo e crediamo che lo sguardo vada innalzato pure verso il cielo inteso come Spirito, Dio, Eternità.
E’ ingannevole pensare che questo modo di progettare la vita, pure per un cristiano, sia automatico, facile e risolutivo una volta per tutte. Senza preghiera, riflessione, meditazione, sacramenti, spazi di intimità con Dio e momenti di aggregazione con chi si comporta e la pensa allo stesso modo sarà probabile essere travolti dal comportamento e dal modo di pensare dei più.
Siamo sinceri! Fino a poco tempo fa, per noi friulani, e forse anche per altri, l’uomo da prendere a modello era il lavoratore, quello che poteva mostrare i calli alle mani, che non s’intratteneva in chiacchiere, non aveva tempo da perdere, era sempre impegnato, quello che, con orgoglio, poteva mostrare i frutti del suo lavoro… mentre l’uomo che si fosse intrattenuto un po’ di più in chiesa, avesse partecipato a qualche funzione, avesse accennato a qualche lettura formativa o avesse soltanto sfiorato, nel parlare con gli altri, accenni al Signore, allo Spirito, all’anima veniva etichettato come mezzo prete.
La religione è cosa da donne e da bambini! Questa è l’espressione più tipica e che esprime molto bene la poca rilevanza, la scarsa considerazione che il mondo dello spirito aveva, e tutt’ora ha, nella mentalità dominante.
Noi che collaboriamo nei vari settori della parrocchia, dovremmo essere, o dobbiamo sforzarci di esserlo, diversi nel modo di pensare. Per noi è lo spirito che và messo al primo posto e tutto il resto diviene conseguenza.
Noi critichiamo, non ne possiamo più di vedere e sentire nei vari programmi televisivi politici, persone esperte, preparate, documentate che chiacchierano da anni – ed hanno pure la sfrontatezza di riconoscerlo – senza mai cambiare niente, neppure le cose più semplici, facili ed evidenti.
Prudenza nel giudicare gli altri. Nel nostro mondo ecclesiale abbiamo poco da insegnare. Anche tra me e voi ci diciamo, da anni, sempre le stesse cose. Le sapete voi e le ripeto io, ma i cambiamenti sono così lenti che neppure li percepiamo.
Quante volte vi ho detto – forse poche, so che ne vorreste di più! – che a livello umano, organizzativo, di lavoro, festaiolo, di tempo dedicato agli altri, alla parrocchia siete ammirevoli!!! (Ognuno prenda quest’affermazione con moderazione, con parsimonia…). Se allarghiamo lo sguardo, notiamo come, in questi anni, siano sorte iniziative di ogni genere: culturali (conferenze, gite, dibattiti formativi), musicali (scuola di banda, di musica, di strumenti musicali, di danza, di ballo) nell’arte del canto, della recitazione, altre attente alla salute del corpo (club 365, ginnastica, camminata, piscina,…)
Ci sembrava di non aver tempo, soprattutto per uscire la sera, quando piove, fa freddo, siamo stanchi ma, seppure a fatica, il tempo lo abbiamo trovato.
In questo contesto, chi ci ha rimesso di più? La chiesa, considerata nel suo complesso organizzativo.
Del resto siamo noi stessi a confessarlo: una volta c’era ben poco, restava solo la chiesa con le sue attività ad offrire un valido motivo per uscire di casa sia per le donne sia soprattutto per i giovani.
Ora che tutto è cambiato, arrivederci e ciao!
“MA…”
Io, un giorno oramai lontano, non ho lasciato la mia “bella Forgaria” per arrivare dopo alterne vicende, fino qui a Passons, in mezzo a voi, per organizzare una Pro Loco, un’Associazione, una Protezione Civile, un Club o per tener in piedi delle tradizioni.
Il mio compito specifico è di aiutarvi, essendo aiutato a mia volta dal Signore e da voi, a percorrere i sentieri dello spirito.
Mai mi permetterò di giudicarvi nel profondo, nell’intimo, nell’anima, anche perché – per causa di chi? – voi non l’avete aperta (o chi qualcosa, chi di sfuggita, chi per niente), alla mia conoscenza. Io posso giudicare - che significa costatare - soltanto l’esteriorità.
Quanti se ne sono andati… (e non nell’al di là)! Quanti sono rigidamente statici!
Per colpa di chi? Ecco la bella domanda che sembra tranquillizzare molti perché, attribuendo ad altri la causa, si giustificano tranquillamente. La motivazione invece, và individuata in che cosa uno cercava o in quanto era disposto a mettersi in gioco, nello spirito del vangelo.
Stimati collaboratori, lo abbiamo ripetuto fino alla noia che il partecipare, sia pure con impegno e serietà, alle varie realtà parrocchiali non significa automaticamente avere un rapporto personale con Dio che, anno dopo anno, va crescendo in intensità ed intimità.
La partecipazione può essere fatta per diversi motivi: per piacere, per predisposizione alla collaborazione, per passione in un determinato settore, per tradizione, per dare il buon esempio ai più giovani, per tramandare - come abbiamo ricevuto - qualcosa a chi verrà dopo di noi, perché se nessuno si muove o si dà da fare nasce mai niente, perché si è soli e si desidera stare con gli altri…
Sono tutte motivazioni lodevoli, da non buttare, ma per il nostro argomentare non sufficienti a testimoniare che il nostro agire origina nella fede, in una risposta a Lui che ci chiede collaborazione.
Come facciamo a riconoscere se quello che stiamo facendo trova fondamento e motivazione nella nostra spiritualità? Non sempre è facile perché le due cose non sono in contraddizione.
Ecco alcune domande, a mo’ d’esempio, che ci possono aiutare nel valutare noi stessi.
Da quando sto collaborando in parrocchia:
1. E’ aumentato il tempo che dedico alla preghiera, alla meditazione personale, alla lettura del vangelo? Ne parlo in famiglia? I figli, i nipoti mi vedono fare questo?
2. Prendo sul serio l’incontro domenicale? Che significa lo preparo durante la settimana sia nelle letture sia nell’esame di coscienza, sia nei doni da portare all’offertorio, sia nella riflessione-preghiera da proporre al Signore, chiedendo il sostegno dei presenti? Ma soprattutto, sono capace di metterlo al primo posto senza sacrificarlo per attività che, ancora una volta, riguardano l’umano?
3. Partecipo agli incontri spirituali sia formativi (incontro del vangelo, ritiro spirituale…) sia sacramentali (riconciliazione comunitaria, celebrazioni particolari, eucarestia del giovedì sera…)?
4. La collaborazione che presto, è servita o sta iniziando o si sta irrobustendo nella conoscenza degli altri, nello scambio di idee, nell’affiatamento tra persone diverse, con caratteri differenti, alle volte difficili, ma pur sempre facenti parte della realtà parrocchiale? Favorisco l’unione? sono indifferente? Soltanto partigiano del proprio orticello?
5. Infine, una riflessione che ci deve coinvolgere. Noto, tra noi, un maggior afflusso di collaboratori alle iniziative amicali, sociali mentre c'è una minore presenza alle attività spirituali? Si? Se no, è perché spesso neppure io ci sono o perché veramente non c’è differenza?
I Romani avevano un motto: “Divide ed impera”. Dividi le persone, metti la zizzania in mezzo a loro e avrai il dominio su di esse.
Il diavolo è il primo a far proprio questo motto e forse lo sta diffondendo anche tra noi, all’interno dei nostri gruppi e tra gruppo e gruppo.
Stimatissimi collaboratori “sospetto” che se doveste giudicarvi da voi personalmente, molti vi assolvereste, se dovessi farlo io, probabilmente avrei tante puntualizzazioni da fare, come del resto voi nei miei confronti.
Il mio insistere, il mio brontolare, il mio scontento è soprattutto, esclusivamente (?) a livello dello spirito, che genera poi di conseguenza l’attività operativa.
Sono tanti gli appuntamenti “sensibili”, rivelatori di vero progresso spirituale, di capacità di scelta tra essenziale e contorno, testimoni di una convinta e consapevole priorità riconosciuta e data allo spirito che, diverse volte, registrano essere vuoto il posto di alcuni di voi.Questo fatto dice molto di più di tante nostre affermazioni altisonanti.
Vi vorrei tutti campioni!
So che nel vangelo si afferma che non tutti i servi hanno ricevuto gli stessi talenti e quindi ognuno deve gestire e rispondere di quello che gli è stato dato. Un dubbio però, mi frulla nella testa: in molti casi o in alcuno di voi, sono i talenti che mancano o qualcuno s’è perso o giace inutilizzato sotto la polvere? Perché, se diversamente, sarebbe inutile insistere.
Io sono sicuro che il Signore, chiamandoci all’esistenza - umana con i genitori e spirituale con il battesimo - ci ha affidato un progetto personale, dotandoci con abbondanza dei talenti necessari per realizzarlo ed è pronto a fare meraviglie con ciascuno di noi.
A Lui che ci offre la mano, non tiriamoci indietro, fidiamoci, seguiamolo.
A voi non sembrerà così, ma questo è il mio modo di volervi bene!
Concludo con due suggestioni.
- La prima mi viene da un titolo di giornale. Guidolin dice ai suoi: “Basta soltanto giocar bene, ora ci vogliono anche i gol!”
- La seconda è frutto dell’esperienza. Vi è mai capitato, alla stazione, di trovarvi su un treno e di avere un altro nel binario accanto? Alla partenza di uno dei due, c’è bisogno di qualche secondo per capire se è il nostro che parte o quello sul binario a fianco.
Tu che intendi fare? Partire con entusiasmo per un nuovo anno pastorale o lasciare che parta l’altro treno?
Come vedi la risposta è sempre personale. Ti auguro, mi auguro, ci auguriamo di fare la scelta giusta.
e, come sempre
per aspera ad astra
(attraverso le cose diffici, sapendo stringere i denti su su fino alla gloria delle stelle)
Buon Avvento
don Renato
Avvento 2013